Sono e saranno ancora loro ad incidere più di tutto e di tutti sull’esito del Mondiale di F1 2022? Stiamo parlando delle gomme. Sempre loro, da quando sono nate le corse, ma oggi ancora più di ieri, per la grande varietà di scelta. Ed è bene ricordarlo per interpretare i diversi esiti dei Gp. Imola, tracciato che comporta un’usura elevata, ha finora dimostrato di più quanto esse siano importanti. Se capisci prima e meglio degli altri come farle rendere al massimo nella condizione meteo e strutturale della pista in cui ti trovi, allora al 90% hai partita vinta.
A patto ovviamente di avere una macchina che, a livello di telaio, aerodinamica e power unit è allo stesso livello dei competitors. Sono cambiati radicalmente i regolamenti, la filosofia costruttiva delle vetture ma il tema dominante che fa la differenza tra una vittoria e una sconfitta è sempre quello: la prestazione degli pneumatici. Non si scappa. E nel duello stellare Ferrari-Red Bull per il titolo, così come avvenuto lo scorso anno tra la stessa Red Bull e la Mercedes, le gomme rappresentano la chiave di volta per la vittoria finale.
Gomme che fanno impazzire tecnici e ingegneri per la loro diversità di rendimento ad ogni impercettibile cambiamento ambientale e delle condizioni della pista. Gomme che vanno fatte sfogare al massimo nella famosa “finestra di utilizzo ideale” o che si sfaldano. Ma che ti permettono anche di durare quasi un Gp intero (vedi Albon a Melbourne) e che ti fanno conquistare il punto del giro più veloce. Quel punticino che, magari, a fine Campionato risulterà decisivo. Quando nella lotta al vertice regna l’equilibrio assoluto, ecco che la voce “gomma” risulta decisiva. Come nella Sprint Race del sabato, quando ha determinato il sorpasso di Verstappen su Leclerc, fondamentale per costruire la vittoria della Red Bull domenica. Insomma, la F1 è sempre di più sotto la dittatura delle gomme.