“Nemo propheta in patria” o quasi. E nel caso delle gare ufficiali di F1 disputate sulle piste statunitensi è proprio il “quasi” a fare la differenza quando si ripassa la storia del Mondiale, grazie a Mario Andretti. Si scopre infatti che le vittorie dei Gp a stelle a strisce timbrate da un pilota degli States sono state soltanto una. L’anno è il 1977, quello della vendetta sportiva di Niki Lauda dopo il rogo del Nurburgring. Il 3 aprile a Long Beach si corre il Gran Premio degli Stati Uniti d’America-Ovest.
L’austriaco della Ferrari ottenne la pole position infliggendo oltre due decimi alla Lotus-Ford di Mario Andretti, il mitico “Piedone” nonché “l’eroe dei due mondi” per antonomasia. Terzo in griglia si classifica Jody Scheckter con la sorprendente Wolf. La celebre pista cittadina made in California offre quel giorno una competizione bellissima per la vittoria tra i primi tre dello schiaramento. Lauda, Andretti e Scheckter si danno battaglia per tutta la durata del Gp e alla fine prevale d’un soffio la nera vettura di Colin Chapman.
Fu un autentico trionfo per Mario Andretti, la cui fama oltre Oceano era già ad altissimi livelli all’epoca. Ma l’elemento di quella corsa che colpì all’ora come oggi è che quello rimase l’unico successo di un pilota di nazionalità statunitense nella gara di casa. Non accadde mai più. A consolare gli Stati Uniti d’America da corsa ci pensò il leggendario motore Ford Cosworth V8. Il propulsore che permise a tutti di correre in F1 fu protagonista di 18 vittorie sui tracciati yankee del Mondiale.
In questa rassegna non rientra, ovviamente, la 500 Miglia di Indianapolis, il grande evento motoristico mondiale che si disputa sul suolo americano dal 1911, inserito nel calendario di F1 tra il 1950 e il 1960. Un’integrazione, com’è noto, che restò sulla carta.