Il Gran Premio d’Austria ha visto come principale protagonista un impeccabile Charles Leclerc. Il monegasco ha preceduto Max Verstappen all’arrivo, dopo una lotta serrata ma corretta con l’olandese (e nel finale con l’affidabilità della sua Ferrari che ha rischiato di appiedarlo sul più bello). Terzo posto per Lewis Hamilton che ha preceduto il compagno di squadra George Russell. Il weekend è stato caratterizzato da parecchi contatti a cui sono seguiti spesso alcune decisioni discutibili da parte della direzione gara, capitanata da Niels Wittich.
Sainz-Russell, Russell-Perez: storie tese già nei primi metri
Al via Verstappen e Leclerc occupavano la prima fila. Lo scatto di entrambi è stato ottimo. Contrariamente alla gara sprint di ieri, il monegasco ha mantenuto la traiettoria esterna: quella migliore. In seconda fila Russell ha avuto uno spunto leggermente migliore di quello di Carlos Sainz. Anche Sergio Perez, quinto in griglia, ha provato a unirsi alla lotta. Sainz è andato lungo in curva uno e poi è rientrato leggermente dietro a Russell. Lo spagnolo ha comunque superato il britannico sul secondo rettilineo. Il pilota della Mercedes si è lamentato via radio perché, a suo dire, Sainz avrebbe dovuto cedergli la posizione in via definitiva. Tuttavia la direzione gara ha deciso di non intervenire. Si tratta di una zona grigia del regolamento. Secondo il medesimo infatti “un pilota che ha lasciato il tracciato deve restituire la posizione se ha tratto vantaggio da tale manovra”; tuttavia, questa fattispecie è stata molto particolare: Sainz ha ottenuto un vantaggio irrisorio e, al suo rientro in pista, Russell era davanti con due terzi di macchina. La scelta di lasciar correre di Wittich sembrerebbe corretta e coerente con il metro applicato anche nella lotta tra Hamilton, Perez e Leclerc dopo la ripartenza a Silverstone.
In curva due Perez ha approfittato per stare esterno e provare a superare Russell. L’inglese, forte anche della scia di Sainz nel rettilineo tra curva due e curva tre è riuscito a difendersi. I due sono arrivati appaiati al tornante di curva tre con il pilota della Mercedes interno e Perez all’esterno. Il contatto è stato inevitabile: il messicano è finito nella ghiaia e si è girato, danneggiando irrimediabilmente la sua Red Bull. Il vincitore di Monaco ha dovuto ritirarsi alcuni giri dopo, a gara ormai compromessa. La direzione gara ha comminato a Russell cinque secondi di penalità. La sanzione sembrerebbe eccessiva: è un chiaro incidente di gara. Se da un lato è vero che l’inglese accompagna Perez, è pur evidente che quest’ultimo stringe la traiettoria, dove Sainz sabato ha alzato il piede nel duello con Leclerc. Lo scorso anno Norris è stato penalizzato per una manovra simile a quella di Russell, sempre alla stessa curva, con Perez ad avere la peggio anche in quel caso. Un anno fa, come oggi, la penalità parve eccessiva in quanto tenda a disincentivare le battaglie e i duelli. Russell ha tenuto giù il piede, Perez anche, ma nessuno dei due ha compiuto gesti pericolosi o antisportivi.
Track limits, maledetti track limits: una fiscalità inutile
Oggi la direzione gara si è accanita inspiegabilmente sui track limits in alcuni punti del circuito, dove erano piazzati dei sensori. Pierre Gasly e Lando Norris sono stati penalizzati per averli superati troppe volte: per tre occasioni è possibile farlo, al quarto si va in penalità. Gli avvertimenti sono arrivati anche a chi era nelle posizioni di testa. Far rispettare in maniera così rigorosa i limiti della pista è insensato. In qualifica potrebbe essere comprensibile, ma è stato dimostrato che non rispettandoli non si guadagna nulla. Inoltre i cinque secondi di penalità sono una sanzione eccessiva. Questo rischia di limitare le capacità dei piloti che più degli altri spingono al limite la macchina.
Per quanto riguarda questa fattispecie urge un chiarimento. In F2 molti piloti hanno subito tali penalità. Venerdì, in Q2, Perez ha oltrepassato il limite in curva otto in maniera netta. Nonostante ciò il suo giro no è stato cancellato e ha potuto accedere al Q3, salvo poi essere penalizzato dopo la sessione. Questa decisione è stata incoerente con il metro di giudizio e ha precluso a Pierre Gasly, eliminato da questo giro fasullo del messicano, la possibilità di partecipare al Q3. La direzione gara deve riflettere: il metro di giudizio necesssita coerenza e applicabilità in nome della correttezza e della sicurezza. Queste scelte della direzione di gara sono invece prive di logica e non hanno soddisfatto alcuna di queste importanti prerogative.
Far west nelle retrovie: anche qui decisioni dubbie
A centro gruppo si sono scatenate delle lotte furibonde che hanno divertito il pubblico sugli spalti. Sorpassi e controsorpassi con più macchine coinvolte e gesti tecnici non indifferenti hanno vivacizzato la gara. Nella maggior parte dei casi i piloti hanno rispettato le regole, ma non sempre. Yuki Tsunoda ha accompagnato Fernando Alonso con due ruote nell’erba, suscitando l’ira dello spagnolo. Dalle immagini si vede come il giapponese modifichi la sua traiettoria per impedire all’asturiano di superarlo. La direzione gara ha lasciato correre, ad ammonire Tsunoda ci ha pensato Alonso, con l’indice alzato verso l’Alpha Tauri dell’avversario.
Al giro 40, in curva tre, Gasly ha vistosamente allargato la sua traiettoria verso l’esterno, mandando in testacoda Sebastian Vettel che, ieri, nella sprint race ha subito la stessa sorte per mano di Alexander Albon. A Gasly sono stati inflitti 5 secondi di penalizzazione. Giusto, ma è difficilmente comprensibile come una scorrettezza evidente come questa possa essere considerata uguale al contatto duro ma onesto di Russell con Perez. Tante situazioni dubbie, ma anche tanta confusione ed incoerenza per Wittich e la direzione gara: non impeccabili questo weekend.